DESCRIZIONE:
Il primo fiore si aprì nel giugno 1997. Avevo impollinato la P. x violacea con la P. caerulea ‘Constance Eliott’. Ne uscì un fiore molto particolare con la corona contrastata al suo interno: un cuore quasi nero immerso in un bianco leggermente rosato. Uno spettacolo, anche per le dimensioni ragguardevoli simili a quelle della ‘Constance Eliott’.
La denominazione scelta è stata P. ‘Stella di Cremona’. Suggestionato da quelle degli ibridi di John Vanderplank che aveva dedicato alle sue città (P. ‘Star of Clevedon’, P. ‘Star of Kingston’, P. ‘Star of Bristol’) volli anch’io, da buon cremonese, dedicare il mio primo ibrido alla mia città.
La pianta era robusta, vivace nella crescita, inossidabile e fiorifera senza risparmio.
Ero all’inizio della mia avventura con questo mondo fantastico e stavo sperimentando varie tecniche di coltivazione.
Una di queste funzionava bene, in apparenza. In primavera interravo i vasi con le passiflore. Le radici trovavano il modo di crescere in piena terra e gli esemplari erano lussureggianti. Solo troppo tardi mi accorsi che si ammalavano di nematodi del gen. Meloidogyne. Le radici ne venivano infestate, si riempivano di galle e tubercoli e le piante meno resistenti ad essi andavano perse.
Tra di esse anche la P. ‘Stella di Cremona’. Quando me en accorsi tentai di moltiplicarla per talea, ma fu un insuccesso.
Convocai a casa mia due luminari miei amici: un professore universitario con la sua assistente, i quali mi portarono uno specialista, arrivato da Modena, esperto in fitopatologia.
Eravamo tutti quattro seduti attorno al vaso della P. ‘Stella di Cremona morente, con aria funerea, silenziosi e smarriti. Il tecnico estrasse da una valigetta un flaconcino misterioso contenente un liquido scuro. Con fare da dottore comincio a scaricare lentamente nel terriccio del vaso gocce di questo medicamento. Un nematocida potente sicuramente, pensai.
Un po’ per volta il veleno fu versato nel vaso. Solo allora ci alzammo tutti e, con tristezza negli occhi, guardammo per l’ultima volta questo mio primo ibrido. I luminari se ne andarono. Il tecnico arrivato da Modena allargò le braccia e si affrettò a ribadire che non poteva garantire il buon esito della terapia. L’apparato radicale era danneggiato e pieno di noduli. Ormai anche il colletto della pianta era seccato.
Il giorno dopo la P.
‘Stella di Cremona’ era estinta.